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Venerdì nero (nerissimo) dopo il Brexit: Milano – 12,48%

Venerdì nero dopo brexit

Come era prevedibile, la Brexit è coincisa con una sessione di fortissimo sell-off per l’azionario europeo. La tanto temuta uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è infatti coincisa con il crollo dei mercati azionari, con Milano in grado di fare peggio delle colleghe continentali: il Ftse Mib cede infatti il 12,48%, contro il – 12,35%  di Madrid, il 8,04% di Parigi, il – 6,82% di Francoforte. Più tenue è invece stato il calo di Londra, che ha perso il 2,76%.

Era altresì abbastanza intuibile che a subire le vendite più consistenti sarebbero state le banche, appesantite anche dall’aumento dello spread tra Btp e Bund, ora a quota 160 punti base. Perdono così il 24,61% Banca Popolare di Emilia Romagna, il 24,28% Banca Popolare di Milano, il 23,79% Unicredit, il 22,94% Intesa Sanpaolo, il 21,22% Mediobanca, il 20,69% Ubi Banca, il 16,43% Monte dei Paschi di Siena, il 15,67% Creval, il 13,66% Banca Popolare di Sondrio, l’8,2% Carige.

A proposito di settore bancario, Borsa italiana ha dichiarato la mancata ammissione di Veneto Banca alla quotazione in Borsa, sostenendo che non vi sarebbero i presupposti per poter garantire il regolare funzionamento del mercato. Una scelta legata a doppio filo al fatto che un unico soggetto (cioè il Fondo Atlante) sarebbe detentore del 96,56% del capitale sociale della società post offerta globale, e che un solo investitore istituzionale verrebbe a detenere lo 0,01% del captiale sociale.

Complessivamente, Borsa italiana sperimenta una flessione mai riscontrata prima d’ora: il record negativo era infatti risalente al 6 ottobre 2008, nel pieno della crisi finanziaria seguita al crac di Lehman Brothers (- 8,24%) e ben oltre quanto sperimentato a margine dell’11 settembre 2001, che portò l’allora indice di riferimento (S&P Mib) a perdere il 7,57%.

Per quanto concerne le commodities, il greggio ha perso il 4,28% nel Brent, ora a 48,73 dollari la barile, e il 4,13% nel Wti, ora a 48,04 dollari al barile. Sul mercato valutario, la vittoria degli euroscettici al referendum sulla Brexit ha permesso alla sterlina di precipitare sui minimi dal 1985 rispetto al dollaro statunitense. Venerdì infatti la sterlina britannica ha perso più dell’11% del proprio valore rispetto al biglietto verde. Anche per l’euro, flessione sul dollaro: la divisa europea è stata scambiata a 1,1101 dollari, con minimo a 1,0912 dollari e massimo a 1,1420 dollari.

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