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La sugar tax: inutile balzello o un’opportunità?

sugar tax

Si è parlato molto negli ultimi mesi di tasse di scopo, cioè tasse volte a indirizzare gli italiani verso comportamenti più salutari e sostenibili. In realtà si tratta di copie rispetto a imposizioni fiscali già presenti in alcuni Paesi degli Stati Uniti e dell’Europa. Ecco qualche esempio.

La proposta in Italia è arrivata dal ministro dell’Istruzione Fioramonti e ha avuto un primo successo con la tassa sulla plastica,  provvedimento in realtà in parte svuotato dai vari passaggi tra Camera e Senato. Il ministro dell’Istruzione ha in realtà proposto una tassa su bibite gasate, prodotti ricchi di zuccheri e grassi, ad esempio le merendine, voli aerei. Secondo la proposta del ministro, gli introiti di questa tassazione che vorrebbe colpire soprattutto le abitudini alimentari dei più giovani, dovrebbero essere  devoluti a ricerca e istruzione.

In Italia l’accoglienza non è stata particolarmente calorosa, anche perché l’industria alimentare del settore è piuttosto importante e di certo non apprezza un aumento dei prezzi dovuta a una tassazione e un conseguente calo di vendite,  ma in realtà in molti Paesi del mondo la sugar tax è una realtà consolidata. Ad esempio è presente nel Regno Unito, in Norvegia nel 2018 è stata addirittura aumentata e non viene applicata più alle sole bevande, ma anche ai cibi confezionati. La sugar tax è realtà anche in Ungheria e qui ha portato a una flessione delle vendite dei prodotti del 20%. La tassa è inoltre presente in Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Estonia, Finlandia. Non mancano esempi simili fuori dall’Europa ad esempio il Giappone ha introdotto la fat tax, una sorta di tassa contro l’obesità.

In realtà sembra che in Italia negli ultimi 10 anni ci sia stato già un calo del consumo di bibite gasate pari al 25% questo sia a causa della crisi economica, sia della maggiore consapevolezza e un atteggiamento salutista che prende sempre più piede. Un’eventuale sugar tax combinata con la plastic tax potrebbe portare a un calo ulteriore del 10% e le aziende del settore già minacciano licenziamenti, tra queste Coca Cola che prende in considerazione addirittura la chiusura dello stabilimento di Marcianise in Campania.

la sugar tax negli Stati Uniti

La sugar tax  è già applicata anche in molte città degli Stati Uniti come Seattle e San Francisco, viene inoltre applicata in Messico, da alcune ricerche condotte emerge  che molti cittadini statunitensi sono consapevoli dell’errore e del danno per la salute derivante dall’eccesso di cibi spazzatura, ricordiamo che l’obesità è tra le maggiori cause dei problemi cardiovascolari, ma allo stesso tempo ammettono di non riuscire a tenere sotto controllo i consumi. In aumento dei costi, di solito intorno a 10 centesimi per una lattina,  potrebbe risultare un vero aiuto per combattere questo pericolo.

A ciò si deve aggiungere anche che per le casse pubbliche la tassa rappresenta una vera manna dal cielo. Naturalmente la tassa va a riversarsi anche sui turisti che fanno acquisto nelle città degli Stati Uniti dove l’imposta è presente. Di conseguenza prima di arrivare in un aeroporto degli Stati Uniti, oltre a dover fare attenzione ad avere tutti i documenti necessari , come esta usa, il visto per poter entrare negli Stati Uniti e la validità del proprio passaporto, è bene anche controllare in quali città viene applicata questa tassa.

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